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Barilli e la notte fanese

Testo: Bruno Barilli. Riviera adriatica, in Lo stivale, 1952

E adesso non faccio per dire, ma viene proprio Fano, città della ‘Fortuna’, la mia città natale. Sui tetti delle prime catapecchie, le zucche sono messe a seccare. Non dico che questa città m’abbia visto nascere – e come l’avrebbe potuto? Tuttavia è certificato che sia pure in sordina qui sono venuto al mondo, anni fa. Del resto ne sono lieto. È povera, ritrosa, e gentile anzi soave quanto mai, questa piccola Fano. Senza rilievo di torri – ma più fresca di verdura, con un mare al cento per cento, e un cielo più vicino, ed un pesce forse più fino delle sue attigue rivali. Con la sua famosa montagnola dove girano a ruota le rudimentali filande di cordicelle di canapa, con il suo porto canale, la sua spiaggia odorosa, i suoi stabilimenti e le sue pensioni: tutto sistemato di recente, e pieno di villeggianti, signori o signore, che già di primo mattino passeggiano o vanno a fare le spese con l’ombrellino giapponese. E la notte a Fano? Con un cielo sereno e tiepido come una serra del paradiso, vedi le stelle cadenti staccarsi a sciami, e filare secondo i tuoi desideri.