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Fratelli Dionigi, tra volgare toscano e dialetto fanese

Immaginate due fratelli a Fano, pieno Cinquecento, entrambi sacerdoti e letterati. Francesco è il maggiore e non si sposterà mai da Fano, la sua produzione è costituita da temi cortesi e popolari. Bartolomeo invece si trasferisce presto a Venezia e si distingue per la sua raffinata attività di traduttore dal latino al volgare, la sua opera più stampata è stata la traduzione ufficiale della riforma del Calendario Gregoriano e il Compendio historico del Vecchio, e del Nuovo Testamento, cavato dalla sacra Bibbia , una sorta di riassunto in italiano degli episodi più importanti della Bibbia.

Quest’ultimo testo concepito per diffondere la lettura tra le donne e le persone meno istruite ebbe enorme successo e ristampe fino alla sua inclusione nell’Indice dei libri proibiti: non si poteva infatti pubblicare versioni ridotte e semplificate della Sacre scritture, norma introdotta per limitare la diffusione delle versioni confessioni protestanti.

Nell’introduzione del Compendio c’è un vero e proprio manifesto alla lettura, promossa attraverso una lingua semplice e comprensibile in tutta Italia.

Francesco, forse per semplice polemica fraterna, aveva una visione della lingua volgare totalmente opposta: non ci si deve piegare a scrivere in toscano ma bisogna utilizzare l’idioma locale e quindi il dialetto fanese.

L’opera più importante di Francesco Dionigi pubblicata nel 1594 è il Decamerone spirituale, una sorta di opera a cornice bocaccesca ambientata a Fano.

Dei giovani si ritirano nelle campagne verso Monte Giove per sfuggire alla carestia e trascorrono il tempo raccontandosi delle novelle: assai nota è l’incisione presente nel volume che raffigura la partenza dei giovani dalla città lungo la via Flaminia.

Molto probabilmente a Francesco l’idea del Decamerone fu ispirata da un’esperienza diretta di Bartolomeo il quale dovette rifugiarsi nell’entroterra di Venezia per sfuggire dalla peste: fu proprio in tale occasione, recluso in villa assieme a persone che non comprendevano il latino, che iniziò su esplicita richiesta dei presenti a tradurre alcuni capitoli della Bibbia in italiano.