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La famiglia del Cassero nella Divina Commedia

Secondo la tradizione, lo stemma comunale di Fano risulta essere l’unione delle più importanti famiglie che nel medioevo si contendevano il dominio su Fano, i da Carignano, esponenti della nobiltà rurale e i del Cassero, rappresentanti di quella cittadina.

Il palazzo del Cassero è collocato proprio a presidio. della porta principale d’ingresso alla città, l’Arco d’Augusto.

Una preziosa testimonianza di questo periodo medievale, caratterizzato da violente contrapposizioni di famiglie e fazioni, è stata immortalata da alcune terzine di Dante, collocate nel V canto del Purgatorio, girone dei negligenti uccisi di morte violenta.

Il magistrato e condottiero guelfo Jacopo del Cassero, podestà di Bologna, mentre si trovava nel padovano, fu raggiunto dai sicari di Azzo VIII d’Este, signore di Ferrara a cui il fanese si era opposto per la sua politica di espansione territoriale.

Jacopo del Cassero venne ferito a una gamba e all’inguine e morì dissanguato in una palude dove aveva cercato riparo.

“Ond’io, che solo innanzi a li altri parlo,
ti priego, se mai vedi quel paese
che siede tra Romagna e quel di Carlo,

che tu mi sie di tuoi prieghi cortese
in Fano, sì che ben per me s’adori
pur ch’i’ possa purgar le gravi offese.

Quindi fu’ io; ma li profondi fóri
ond’uscì ’l sangue in sul quale io sedea,
fatti mi fuoro in grembo a li Antenori,

là dov’io più sicuro esser credea:
quel da Esti il fé far, che m’avea in ira
assai più là che dritto non volea.78

Ma s’io fosse fuggito inver’ la Mira,
quando fu’ sovragiunto ad Orïaco,
ancor sarei di là dove si spira.

Corsi al palude, e le cannucce e ’l braco
m’impigliar sì ch’i’ caddi; e lì vid’io
de le mie vene farsi in terra laco”.