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Frusaglia

Testo: Fabio Tombari. Tutta Frusaglia, 1944

Se c’è stato un cantore di una Fano d’altri tempi, paese di provincia che si affaccia sull’effimero benessere teorizzato e “imposto” prima dal fascismo e poi dal boom economico, quel narratore è Fabio Tombari.

Maestro elementare, grazie al successo ottenuto delle vendite delle sue maggiori opere, come i racconti di Frusaglia, Il libro degli animali, I ghiottoni, lasciò l’insegnamento del 1944 per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

I contesti familiari, la cucina, ambienti bucolici descritti talvolta con tratti fiabeschi o comici, sono gli elementi ricorrenti nella sua produzione.

Tombari, seppur trascorse la seconda parte della sua vita nel paese di Rio Salso, nell’entroterra di Pesaro, rimase per sempre legato a Fano.

Due statue sono collocate rispettivamente sull’ingresso della Biblioteca Federiciana e accanto alla Mediateca Montanari e una targa sulla piazza ricorda la sua casa natale, dove ci piace immaginare abbia colto questa immagine onirica descritta in Tutta Frusaglia:

«Laggiù, in fondo alla gaia cittadina illuminata, quel debole lumicino che vedi tra il fogliame è la mia casa: la mia mamma fa la cena».